Utilizzeremo, sia con le dovute differenze, il termine meditazione e midfulness come se fossero sinonimi, o meglio la mindfulness è una tecnica di meditazione che ha lo scopo di condurre una persona verso una “presa di coscienza” del momento presente, in un modo che gli antichi greci chiamerebbero Epoké (“assenza e sospensione del giudizio).
Questa tecnica presuppone una presa di coscienza dei propri pensieri, dei propri sentimenti, delle proprie sensazioni e dei propri comportamenti senza alcun tipo di valutazione e senza crearsi alcuna opinione a riguardo.
Il presupposto teorico che risiede dietro questo apparato teorico è che tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio e proprio al suo interno ognuno di noi ha la possibilità di scegliere. E' proprio nelle nostre risposte che risiede la capacità di crescere e la nostra agentività.
In molti momenti della nostra giornata potremmo essere in meditazione mindfulness. Ad esempio, ci succede quando ascoltiamo una canzone che ci piace molto, e riusciamo a scorgere ogni nota, ogni parola, insomma ogni dettaglio. Oppure quando proviamo un’ansia molto forte, ad esempio prima di un esame o di un colloquio di lavoro, ci rendiamo conto di questa emozione e scegliamo di accettarlo semplicemente.
L’effetto opposto e contrario di essere in meditazione mindfulness si ha quando facciamo le cose senza essere presenti. Insomma, potremmo definire questa modalità quella con il “pilota automatico”.
In questa società così ricca di stimoli e molto “veloce” molte volte ci troviamo in questa modalità ed è un vero peccato poiché capita in tutte quelle situazioni in cui per la fretta o per l’attivazione del “pilota automatico” non ci ricordiamo il gusto di cosa abbiamo mangiato subito dopo averlo fatto.
Altre situazioni più spiacevoli sono quelle in cui alcune emozioni irrompono e non riusiamo a controllarle e rispondiamo male a qualcuno. Durante l’ultimo decennio la meditazione mindfulness è diventata una pratica clinica diffusa da diverse psicoterapie trasversali a più orientamenti. Il presupposto teorico è l’accettazione e l’impegno dell’azione. La persona per stare bene deve accogliere e agire.
In alcune pratiche psicoterapiche la meditazione mindfulness è usata con una certa regolarità per il trattamento dell’ansia, dello stress e per alcune forme più lievi di depressione.
I risultati sono i seguenti: le persone che la praticano hanno riportato una riduzione degli sbalzi di umore, dello stress e delle ansie. Oltre a ridurre lo stress, questa pratica è utilizzata per accettare i problemi che non si riescono a controllare o che è impossibile risolvere.
Inoltre, è stato dimostrato che chi pratica la meditazione mindfulness regolarmente e per un tempo prolungato sviluppa dei cambiamenti che contribuiscono a regolare le emozioni, la concentrazione e la velocità di alcuni processi cognitivi.
Per prima cosa occorre trovare un posto tranquillo dove potersi sedere e stare comodi senza essere disturbati. Il secondo passo è quello di chiudere e cominciare a seguire il respiro. Inizierete ad osservare come i polmoni si espandono a ogni ispirazione e come si contraggono durante l’espirazione.
Con il passare del tempo, inizierete a sentire il respiro che diventa aggraziato e si confonde in un unico movimento.
I pensieri arriveranno, anche le distrazioni. In quel momento occorre osservarle con consapevolezza e poi lasciarle scivolarle via, senza aggrapparsi.
Occorre poi ritornare a focalizzare la vostra attenzione sul respiro. Per iniziare può andare bene una sessione di 10 minuti. Con il passare del tempo e della vostra “bravura” potete arrivare anche a 30-40 minuti.
Piccola guida per una meditazione mindfulness :